La Spezia, Golfo dei Poeti, dove il Vento scrive….
“Il mare in certi giorni è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
Venere torna a nascere ai soffi del maestrale”
Vincenzo Cardarelli
Il Golfo dei Poeti
Il Golfo dei Poeti va da Porto Venere a Lerici, due splendide località della Riviera di Levante; al centro si trova La Spezia, cuore del Golfo. Nel paesaggio si susseguono borghi di mare, chiese e castelli medievali sul mare, spiagge di sabbia e case color pastello.
Il Golfo della Spezia, incorniciato dalle Alpi Apuane, è esposto ai soli venti di scirocco (e parzialmente di tramontana), e protetto da quelli più veementi di libeccio.
La diga foranea (m 2210), posta all’imboccatura del Golfo (profondità 4,6 Km larghezza 3,2 Km) garantisce assoluta tranquillità alla rada spezzina e consente lo svolgimento delle manovre di ancoraggio, di accosto alle banchine, di ormeggio delle navi, di regate, in condizioni di particolare facilità in tutte le stagioni.
Il Golfo ospita uno dei principali Arsenali della Marina Militare, realizzato dal Generale Domenico Chiodo ma già ideato da Napoleone che lo aveva definito “il più bello dell’universo” ed è sede di importanti industrie specializzate in vari settori e dei maggiori Centri di Ricerca .
Il Golfo della Spezia è conosciuto anche come il Golfo dei Poeti. A battezzarlo così fu nel 1919 il commediografo Sem Benelli, che proprio in una splendida villa affacciata sul mare di San Terenzo lavorò al suo capolavoro “La cena delle beffe”.
Una costa frastagliata dai mille colori, suggestiva e unica, borghi a picco sul mare, verdi colline e acqua cristallina, un golfo che si lascia scoprire tranquillamente e non sorprende che questa terra fu fortemente amata da poeti, scrittori, pittori, che qui hanno trascorso alcuni periodi della loro vita e descritto l’incantevole paesaggio.
Fra i tanti artisti che amarono questo luogo, ricordiamo lo scrittore David Herbert Lawrence, la scrittrice e pittrice Gorge Sand, il poeta Lord Byron e lo scrittore Percy Bisshe Shelley. Il pittore Arnold Böcklin, lo scrittore e scienziato Paolo Mantegazza, i poeti Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, Eugenio montale, Vincenzo Cardarelli, lo scrittore e regista Mario Soldati, il poeta Paolo Bertolani, cui il Comune di Lerici conferì la cittadinanza onoraria, la scrittrice Emma Orczy, autrice de “La primula rossa“, il poeta e giornalista Giovanni Giudici nato a Le Grazie.
J.M. William Turner utilizza incisioni ispirate alla Spezia per illustrare il Pictoresque Tour of Italy di James Hakewill.
Merita un breve cenno la presenza nel golfo, a Fezzano, di Sandro Botticelli che qui si innamorò della sua vicina di casa Simonetta Vespucci, aristocratica genovese, che egli scelse per rappresentare la celebre Venere. Secondo alcuni studiosi, nel mare dietro l’immagine femminile, sulla destra, si può riconoscere il golfo della Spezia, e in successione il promontorio di Fezzano, quello del Pezzino, quello del Varignano con sullo sfondo l’Isola Palmaria.
La Spezia
La città della Spezia è posta all’estremità del profondo golfo, orientato su un asse Nord-Ovest/Sud-Est, ricco di minori insenature, che gli conferisce una connotazione di porto naturale come pochi altri.
La storia della Spezia inizia con gli insediamenti permanenti dell’epoca romana, anche se l’area dove sorge la città era già abitata fin dalla preistoria.
Le numerose statue stele e i reperti dell’età del bronzo e dell‘età del ferro ritrovati in varie occasioni sulle alture e nella piana del Golfo e nelle vallate adiacenti testimoniano come il territorio spezzino e le terre circostanti furono abitati già in tempi preistorici
Più tardi, in epoca storica, la zona di Luni si trovò al margine del territorio etrusco e il Levante ligure, fino al Magra vide lo stanziamento dei Liguri, che furono sottomessi nel 155 a.C. dal console Marco Claudio Marcello.
La presenza romana è anche ampiamente documentata all’interno del Golfo dalle ville patrizie al Varignano, a Muggiano.
La Spezia è il cuore del Golfo dei Poeti, una città in stile Liberty con importanti musei: il Museo Tecnico Navale della Marina Militare, il Museo Lia, il Museo Archeologico sito nel Castello di San Giorgio.
Lerici
Lerici si trova nella parte più orientale del Golfo della Spezia, l’origine del toponimo di Lerici ha prodotto diverse teorie: da Portus Illycis, probabilmente legato al greco “Iliakos”; da Mons Ilicis, monte dei lecci; da Erice, figlio di Venere e di Nettuno. Già porto greco e fenicio, Lerici fu interessato da insediamenti Etruschi e Romani, in lotta con i Liguri. La prima citazione di Lerici risale all’VIII secolo, quando l’antica chiesa di Santa Marta venne distrutta dai pirati saraceni. Passato nel 1152 ai signori di Vezzano, legati ai vescovi di Luni, Lerici era interessato da un continuo traffico di viandanti, pellegrini e mercanti da o per Roma, il nord Europa e Santiago di Compostela. Nel 1241, dopo la battaglia del Giglio, Lerici passò a Pisa, che costruì il castello e fortificò il borgo. Nel XVII e XVIII secolo Lerici si sviluppò , diventando nei secoli successivi rinomato luogo di vacanza, frequentato da famosi poeti come Byron e Shelley.
All’interno del borgo sono interessanti il quartiere ebraico del ghetto, il castello, eretto dai Pisani nel XIII secolo e ampliato dai Genovesi, con la cappella duecentesca dedicata a Santa Anastasia ed il museo geo-paleontologico. Nel borgo si trovano inoltre la torre di San Rocco, di epoca romana, trasformata in campanile nel XVI secolo, la chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi, l’oratorio di San Bernardino e poco lontano palazzo Doria, antico ospedale medievale dedicato ai Santi Pietro e Paolo.
Nei pressi della passeggiata ci sono numerose spiagge dorate e sabbiose che meritano da anni la Bandiera Blu. In direzione La Spezia, oltre la Venere Azzurra, si trova la frazione di San Terenzo con un Castello del 1400, Villa Marigola immersa nel verde del parco, Villa Magni che ha ospitato P.B. Shelley, Mary Shelley e Lord Byron.
Fanno parte del territorio comunale anche la splendida frazione di Fiascherino, con le sue bellissime spiagge e la rigogliosa natura, e Tellaro, piccolo borgo di pescatori che fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia. Il comune fa parte del Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra.
Portovenere
Nella parte più occidentale del golfo di La Spezia si trova il caratteristico borgo di Portovenere che deve il nome ad un tempio eretto in epoca romana in onore di Venere Ericina, costruito sull’attuale promontorio di San Pietro
L’Itinerario Marittimo dell’Imperatore Antonino Pio (161 d.C.) ci dà la certezza che Porto Venere esistesse, come centro marittimo, fin dall’epoca romana, con funzione navale di “portus”, il cui abitato era situato nell’area di San Pietro, attuale Piazza Spallanzani (Castrum vetus).
Nel 1113 Genova, che mirava a Porto Venere come ad un baluardo fortificato per difendersi dalla minaccia di Pisa, acquistò dal feudatario Grimaldo da Vezzano il territorio alle spalle della spiaggia, costruendo il “Castrum novum”, stabilendo norme architettoniche precise con “case-fortezza” sul fronte a mare, le quali avevano la duplice funzione di abitazioni e di difesa in caso di assalti.
Insieme al borgo nuovo che si snodava lungo il “Carugio” (oggi via Giovanni Capellini, dal nome del grande geologo italiano di orgine portovenerese), tra il 1118 e il 1130, i Genovesi fecero costruire sul colle roccioso la chiesa ufficiale della Colonia, la Collegiata di San Lorenzo, in stile romanico, ad opera dei Magistri Antelami.. Nel 1160 i Consoli genovesi fecero innalzare una cinta di mura insieme alle tre torri e alla porta d’ingresso al borgo, dove è ancora visibile l’iscrizione “Colonia Ianuensis”, ritenuta di collocazione recente. Nel 1161 fu eseguito il rinnovamento del “Castrum vetus” nel piazzale di San Pietro con il rifacimento delle vecchie mura pre-genovesi.
Porto Venere si offre quindi oggi, nelle sue forme pressoché immutate nel corso di 8 secoli, alla visita del turista che ne può apprezzare l’ineguagliabile panorama, gli scorci caratteristici e pittoreschi, l’unicità degli antichi portali delle case torri che si allineano strette l’una all’altra sui carruggi e sulla calata.
Le Grazie
Il borgo delle Grazie, “Città dei Palombari” e “Borgo delle vele d’epoca e delle vele latine”, gode di una posizione geografica particolarmente favorevole, in fondo dell’insenatura del Varignano Vecchio, facilmente raggiungibile per via terrestre e marittima e con un piccolo approdo all’interno della darsena che ha sicuramente favoritol’insediamento nell sito, già utilizzato nella seconda metà del II secolo a.c.
Adagiato in una tranquilla insenatura il paese delle Grazie ha origini molto antiche ed è stato fondato attorno ad un nucleo storico che fa perno sulla Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, patrona del Paese. La Chiesa, quattrocentesca con rimaneggiamenti di epoche posteriori, conserva uno splendido coro ligneo intagliato da Frà Paolo da Recco. Al centro dell’altare maggiore, è esposta la miracolosa immagine della Madonna dipinta da Andrea de Aste. Nel vicino complesso monastico, una volta appartenuto ai monaci Olivetani, si trova l’antico Refettorio dove si possono ammirare splendidi affreschi del Pittore Nicolò Corso risalenti alla fine del Quattrocento. Nella zona del Varignano Vecchio si trovano i resti, risalenti alla I° metà del I secolo a.c., della “Villa Romana del Varignano”.
Gli scavi hanno riportato alla luce sette ambienti, dei quali uno porticato, riferibili ad un edificio residenziale che si qualifica, per le tipologie ornamentali dei pavimenti e della decorazione parietale, di alto livello architettonico. Situata al fondo di una piccola valle ricca di acque, circondata da un oliveto, si tratta di una villa padronale e costituisce una testimonianza unica nel territorio ligure: essa fungeva sia da base per una fiorente azienda agricola, che da luogo di svago e di riposo.
Oltre a questo, esisteva un impianto termale con calidarium, sudatorium, tepidarium e frigidarium, il tutto disposto attorno ad una grande vasca con fontana. Le rovine testimoniano l’esistenza di una grande cisterna a due navate, della capacità di 700 mila litri d’acqua.
Parco Naturale di Portovenere
Il Parco Naturale Regionale di Porto Venere si estende per circa 400 ha, racchiudendo il promontorio omonimo, le isole Palmaria, Tino e Tinetto e l’Area di Tutela Marina, come propaggine occidentale del Golfo della Spezia. Territorio che mantiene a tutt’oggi un forte carattere di naturalità e che è rivestito da una rigogliosa macchia mediterranea
Fiordaliso di Porto Venere un endemismo esclusivo del promontorio omonimo e delle isole
La Palmaria (che probabilmente deve l’origine del suo nome al termine “Balma”=Grotta) presenta interessanti valori paesistici, determinati anche dalle differenti caratteristiche orografiche dei suoi versanti: l’orientale, che scende gradatamente a mare coperto da una ricca vegetazione di tipo mediterraneo; l’occidentale, definito da ripide scogliere che raggiungono i 188 m di altitudine. Dal 1997 l’isola Palmaria, insieme alle altre isole Tino e del Tinetto, Porto Venere e le Cinque Terre è stata inserita tra i Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Il Tino, dove si trovano interessanti vestigia risalenti all’XI secolo e la chiesa dedicata al culto di san Venerio, è Zona Militare e su di essa l’accesso è consentito soltanto in occasione delle festività in onore del santo (13 settembre). Vi si trovano i ruderi dell’antica Abbazia dedicata al santo, edificata nell’XI sec., quale trasformazione della cappella costruita nel VII secolo nel luogo dove fu ritrovato il corpo di Venerio, nato alla Palmaria e morto in ermitaggio al Tino.
L’isolotto del Tinetto, spoglio di vegetazione, conserva antiche testimonianze della presenza di comunità religiose in questo comprensorio, costituite dalla presenza dei ruderi di due distinti organismi: nella parte occidentale dell’Isola c’era un piccolo oratorio del sec. VI con abside orientata, a levante dal quale sorgeva un edificio più complesso. Quest’ultimo, con chiesa a due navate e celle per i monaci, presenta differenti fasi costruttive che si sono succedute fino all’XI sec., quando venne distrutto ad opera dei saraceni. Si ritiene inoltre interessante segnalare la presenza sull’isolotto di un rettile endemico, il pordacis muralis tinettoi, una specie di lucertola rarissima.
Il Golfo spezzino e le fortificazioni
Chi naviga nel golfo spezzino non può fare a meno di notare la presenza, massiccia e costante, di fortificazioni sopra ogni promontorio o sulla sommità di ogni altura. Il Golfo della Spezia è difeso dalle agitazioni ondose del mare provenienti da libeccio e parzialmente da quelle di scirocco. La felice combinazione delle favorevoli qualità naturali e di quelle della sua difendibilità, evidenzia, sotto l’aspetto militare, l’immediata riconoscibilità della naturale vocazione del Golfo spezzino ad accogliere una base militare marittima.
Il Golfo della Spezia, secondo un rapporto del 1605 al Senato di Genova “è assolutamente la prima pezza che sia in tutto il Mediterraneo” e per Napoleone è il “più bel porto dell’Universo,…una piazza capace della più grande resistenza”. Dopo i Genovesi, che lo fortificarono nel XVII secolo, fu Napoleone Bonaparte, sulla base dei resoconti dei suoi Ufficiali e ingegneri, a stabilire dove erigere l’arsenale ed i siti dove costruire le opere di fortificazione a difesa dell’arsenale stesso.I più antichi segni di fortificazione permanente esistenti nel Golfo risalgono al XII secolo( i castelli di Porto Venere del 1113, San Giorgio della Spezia 1262-1371, di Lerici 1241-1256 e di San Terenzo 1360.Un’intensa attività fortificatoria venne espressa da parte della Repubblica di Genova nei primi decenni del secolo XVII, con la costruzione del Forte di Santa Maria e la Batteria a Punta Scola nell’isola Palmaria e nella seconda metà del XVI secolo con le Batterie di Santa Teresa, Santa Croce, Maralunga sul lato orientale del Golfo, le Batterie del Pozzale e di Punta Mariella in Palmaria, San Francesco e San Pietro a Porto Venere.
Nel 1808 Napoleone fissa con un proprio decreto quali fortificazioni debbano essere costruite a difesa di un aresnale che sarebbe dovuto sorgere alle Grazie ed al Varignano: un Forte alla Castellana, un altro al Muzzerone, altri in vetta alla Palmaria ed al Tino, una Batteria a Maralunga. Dovevano essere recuperate e rinforzate le opere in Palmaria, le Batterie di Porto Venere, della Castagna, del Pezzino.La legge fatta approvare dal Cavour nel 1857 per il trasferimento della Marina alla Spezia, prevede e finanzia anche le opere a difesa dell’arsenale. Sorgono così il Forte Palmaria, sulla vetta dell’isola(1859-1861), le Batterie della Castagna e del Varignano. Nel decennio dal 1870 al 1880 vengono progettati i Forti del Muzzerone , del Pezzino Alto, le Batterie di Santa Teresa Alta e di Falconara, il Forte Canarbino, le Batterie dei Cappuccini e del Mulino a Vento.
Nel 1606, sempre a scopo difensivo, su uno battuto dal mare, a ponente dell’isola Palmaria, venne costruita la fortezza di Torre Scola, che fu poi bombardata dalla flotta inglese nel 1800 ed oggi è una pittorica vestigia nel meraviglioso panorama del Golfo.